Un uomo che perde la propria umanità. Dei simpatici animali umani
di Enrico Cerulli
Malgrado venga segnalata come commedia, Reality, ultima opera di Matteo Garrone, vincitrice del Grand Prix all’ultima edizione del Festival di Cannes, è in realtà un film molto drammatico, seppur con diversi episodi comici, di una comicità vicina al grottesco. Luciano (Aniello Arena), pescivendolo estroverso di una Napoli immaginaria, viene iscritto dalla famiglia ai provini per il programma televisivo Grande Fratello. Vi partecipa convinto di aver colpito molto favorevolmente i selezionatori del cast e si mette in attesa della chiamata, a suo parere praticamente certa.
Ma il tempo passa e il pescivendolo, ossessionato dall’idea di partecipare allo show televisivo, comincia ad avere strani pensieri. È convinto che mille occhi, inviati dal Grande Fratello, lo osservino per poi giudicarlo. Sentendosi messo alla prova, per adeguare la propria “immagine” vende la sua attività e sperpera i suoi risparmi, trascura la famiglia e costringe la moglie (Loredana Simioli), che pure lo ama, ad andarsene di casa con le figlie. Il suo delirio prosegue e peggiora, memorabile in questo senso è la scena di Luciano con un grillo, fino al momento in cui il suo amico Michele (Nando Paone) gli offre un’ultima opportunità di salvezza, portandolo con tutta la famiglia in chiesa, da un prete. Nel finale, veramente sorprendente, Luciano, sfuggendo ai riti di quella che dovrebbe essere la medicina per il suo male, trova finalmente l’appagamento e la soddisfazione della sua ossessione.
Reality, pellicola girata volutamente con un linguaggio visivo molto affine a quello televisivo (è Garrone in persona alla macchina da presa) con immagini dai colori sgargianti e scenografie molto articolate, è sicuramente un lavoro notevole per quanto riguarda l’introspezione della mente umana. Mostra in maniera precisa e puntuale il progressivo impazzimento di un uomo in un ambiente culturale e sociale arido e desolante (significative le immagini dei non-luoghi come la villa del matrimonio in stile settecentesco, il centro commerciale e il parco acquatico).
Il protagonista in questa situazione non trova certo conforto nella sua tribù-famiglia dedita al cibo e purtroppo si allontana anche dai veri affetti, la moglie e le figlie, per dedicarsi invece ad assurde opere di beneficienza verso i suoi nuovi amici: i pazzi e gli sbandati del quartiere. Come sfondo di tutto questo, non sapremo dire quanto consapevolmente, Garrone pone, onnipresente e pervasiva, la religione, che al Sud è ovunque. La vediamo nelle statuette votive piazzate nelle case e nei negozi, nel culto dei morti, nella superstizione delle vecchie del quartiere, nei discorsi dell’amico del pescivendolo. La fede e la religione, lontane dal poter essere la cura per la malattia del protagonista ne sono forse anche la causa, sembra chiedersi il regista. In fondo anche l’ossessione di Luciano non è per un Grande Fratello, ubiquo e onnisciente, che deve giudicare se ammetterlo nella “casa”, paradiso terreno dove tutto è permesso, sotto l’occhio di tutti, dove si raggiunge fama e gloria per sempre, per il solo fatto di esser lì?.
Ma passiamo ora ad un’altra proposta, decisamente più leggera: il quarto episodio dell’Era glaciale, film d’animazione prodotto dagli americani Blue Sky Studios e diretto dai registi Steve Martino e Mark Thurmeier. Il paleo-scoiattolo Scrat, alla continua ricerca della sua mitica ghianda, scatena un cataclisma di proporzioni planetarie e dà origine alla deriva dei continenti. Una famiglia di mammut viene separata da questi sconvolgimenti tellurici. Il capo famiglia Manny, con i suoi amici Diego (una tigre dai denti a sciabola) e Sid (un bradipo) dovrà faticare non poco per ritrovare la compagna Ellie e la figlia Pesca. Il cattivo di turno della storia è la scimmia Capitan Sbudella, seguita da una ciurma di improbabili ed esilaranti pirati, a bordo di un vascello iceberg. Tutti questi simpatici e divertenti animali preistorici sono un modo per descrivere situazioni e sentimenti umani. Il primo amore della figlia adolescente, il padre diviso fra affetto e autorità nei suoi confronti, l’amore di una coppia, e ancora l’amicizia, l’appartenenza ad un gruppo, sono tutti temi presenti nel film, che si conclude con un inno pop all’unità familiare.
Si condivida o meno questo confortante e rassicurante messaggio ideologico, L’era glaciale 4 offre comunque un’ora e mezza di sano e onesto divertimento, politically correct, e per tutta la famiglia, appunto. Come in tutti i film d’animazione, una parte importante hanno le voci dei personaggi che nella versione italiana sono felicemente doppiati da attori di indubbio valore (Filippo Timi, Roberta Lanfranchi, Claudio Bisio, Isabelle Adriani, Pino Insegno e Francesco Pannofino) e le musiche (pezzi di musica contemporanea, disco e classica).
Lo spettatore non abituato alla realtà virtuale degli ultimi film d’animazione, agli ambienti artificiali dei videogiochi, in generale poco avvezzo ai prodigi della moderna grafica digitale proverà poi un sano e sincero stupore nei confronti di certe caratteristiche delle immagini. La superficie e il fondo del mare sono riprodotti con una limpidezza e nitidezza forse superiori a quelle originali. Le superfici di rocce, spiagge e terreni vari sono resi alla perfezione. I paesaggi, seppur di fantasia, hanno luci ed atmosfere assolutamente reali. Anche questo contribuisce ad intrattenere piacevolmente lo spettatore.
Da sapere:
In questo mese di ottobre le nostre proposte di cinema hanno quasi tutte come tema il rapporto uomo-donna, o così sembrerebbe…
Iniziando da Io e te, tratto dal romanzo omonimo di Niccolò Ammaniti, che segna il ritorno alla regia, dopo sette anni, di Bernardo Bertolucci. Poi consigliamo anche Un giorno speciale di Francesca Comencini e Tutti i santi giorni di Paolo Virzì. Di Edoardo Gabriellini, attore caro a Virzì, esce Padroni di casa.